Obama ha telefonato Gioco di prestigio di Netanyahu “Non voglio una soluzione dello Stato unico. Voglio una sostenibile e pacifica soluzione a due Stati. Ma perché questo avvenga, le circostanze dovranno cambiare”. Così Benjamin Netanyahu che pure durante la campagna elettorale aveva negato la creazione di uno Stato palestinese durante il suo mandato. Per questo Bibi viene chiamato il prestigiatore, è sempre capace di tirar fuori un coniglio dal cilindro quando meno te lo aspetti. Eppure la sua politica e sempre quella di sei anni fa, quando fece appello per uno Stato palestinese demilitarizzato che riconoscesse lo Stato ebraico. È la realtà che cambia, non le sue idee. L’Autorità nazionale palestinese ha rifiutato di riconoscere Israele come uno Stato ebraico mentre Hamas che continua a controllare la Striscia di Gaza promette l’uso delle armi contro chi ritiene semplicemente un occupante. Ma cosa occupa Israele che ha persino lasciato i territori della striscia? Questo è il punto. Dal 2005 Israele si è ritirata da quel lembo di terra ed in cambio ha ricevuto solo missili sui suoi confini. La logica di Netanyahu è stringente: se non c’è pace in cambio dei territori, come si può pensare che Israele accetti la creazione di uno Stato ostile in grado di colpirla? Una logica che buona parte del mondo non accetta, quasi che Hamas fosse una reazione alla politica israeliana. Eppure Hamas ha preso forza appena Arafat era prossimo ad un accordo con Israele. E Hamas si è affermata a Gaza dopo una autentica guerra civile con Fatah. Davvero Hamas vuole creare uno Stato palestinese o le interessa semplicemente la distruzione di Israele? Una domanda che alla Casa Bianca non sembrano nemmeno prendere in considerazione. L’amministrazione Obama ha lasciato trapelare la possibilità di consentire il passaggio di una risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che porti alla nascita di uno Stato palestinese, evitando di esercitare il suo tradizionale diritto di veto. Poi il presidente statunitense si è deciso a telefonare a Netanyahu per congratularsi della vittoria elettorale e nella sua telefonata “ha ribadito l’impegno Usa di lunga data per la soluzione dei due Stati, che si traduce in un Israele sicuro accanto ad una Palestina sovrana”. Non ci si è mai riusciti, perché se Israele non è sicura, e non lo è affatto, la Palestina non sarà mai sovrana. Roma, 20 marzo 2015 |